Era inevitabile che prima o poi accadesse. Non si può restare invincibili per sempre. Pep Guardiola, dopo una carriera ricca di trionfi e soddisfazioni cominciata nel 2007 con il Barça B, si ritrova ora a fare i conti con la propria umanità, dimostrando di essere, in fondo, solo umano.
Manchester City, Guardiola: “Fine di un’era? La gente lo vuole, lo so da tanto tempo”
Per la prima volta, si trova a dover affrontare una serie di quattro sconfitte consecutive: un incubo concretizzatosi con il ribaltone subito contro il Brighton, che si aggiunge alle precedenti sconfitte in Coppa di Lega, in Premier League contro il Bournemouth e contro lo Sporting Lisbona in Champions League.
“Lo sport non è solo momenti di gloria. Non è sempre tutto rose e fiori. In conferenza stampa mi è stato chiesto se questa rappresenta la fine di un’era. So che è un pensiero diffuso da tempo. Dobbiamo lavorare per tornare a vincere, dobbiamo reagire rapidamente. Il calendario sarà impegnativo, ma questo potrà succedere quando avremo di nuovo tutti i giocatori a disposizione. Attualmente non riusciamo a mantenere un livello massimo di prestazione per 90 minuti”. Guardiola non manca di evidenziare le difficoltà: sarebbe irrealistico aspettarsi un dominio costante per nove stagioni consecutive. Da quando è arrivato al City, ha vinto sei delle otto Premier disputate, lasciando solo brevi spiragli agli avversari come il Chelsea e, nel 2020, al Liverpool durante l’annata segnata dalla pandemia.
Sono tanti i fattori da considerare. La campagna acquisti si è limitata all’arrivo di Savinho dal Girona e ha risentito della sentenza sul Fair Play Finanziario, mentre importanti cessioni, come quella di Julian Alvarez, hanno inciso sul rendimento della squadra. Inoltre, gli infortuni hanno colpito ruoli chiave: su tutti Rodri, ma anche De Bruyne, che è tornato recentemente solo per pochi minuti di gioco. Contro il Brighton mancavano giocatori come Dias, Stones, Doku, Grealish, Aké e Akanji, costringendo Guardiola a schierare nuovamente il giovane Jahmai Simpson-Pusey al centro della difesa. Anche Rico Lewis e Matheus Nunes non sembrano in grado di sostenere l’ambizione di una squadra del calibro del City, mentre giocatori come Kovacic, Gundogan e Bernardo Silva sembrano aver già dato il massimo.
L’incertezza sul futuro di Guardiola, il cui contratto scade a fine stagione, potrebbe essere un ulteriore elemento di destabilizzazione, sebbene non ci sia ancora nulla di definito riguardo a una sua possibile destinazione futura. Per quanto l’ipotesi di un incarico alla Nazionale inglese sia sfumata con l’arrivo di Tuchel e quella del Brasile sia stata smentita, resta il fatto che, indipendentemente da come si concluderà questa stagione, l’impatto di Guardiola a Manchester rimarrà indelebile nella storia del City e del calcio mondiale, difficile da replicare per chiunque in futuro.
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