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Italia, barlumi d’azzurro europeo. Ma c’è ancora (tanto) da lavorare

L’Italia si è ritrovata a fare i conti con una sconfitta dolorosa contro la Francia, passando dal 3-1 al Parco dei Principi all’1-3 di San Siro in una rapida inversione di tendenza. Le tensioni si sono acuite, con l’eco dei fischi alla Marsigliese che non ha migliorato l’atmosfera.

Italia, barlumi d’azzurro europeo. Ma c’è ancora (tanto) da lavorare

La qualificazione ai quarti di Nations League arriva, ma solo per differenza reti, un “passaggio” in classe economica rispetto al volo di lusso desiderato. Il momento invita a evitare il caos emotivo e le reazioni estreme: non serve puntare il dito senza costrutto. Fluttuare tra eccessi opposti non accelera il percorso, ma confonde la destinazione e rischia di compromettere la leadership.

Dopo tutto, la Francia è vice campione del mondo e seconda nel ranking FIFA, mentre l’Italia è nona e ancora in fase di ripresa dopo difficoltà epiche. Luciano Spalletti, per quanto esperto, non ha la bacchetta magica, nonostante le aspettative a volte esagerate che gli vengono riversate.

La partita ha offerto momenti surreali, come Adrien Rabiot che svetta in area alla LeBron James, segnando due gol di testa su assist di Lucas Digne, autentico mattatore della serata con la sua precisione. La sfortuna ha poi contribuito, con il tiro di Digne deviato dalla traversa sulla schiena del portiere Vicario. L’unica risposta italiana è arrivata grazie a Cambiaso, servito da un’iniziativa corale con Tonali e Dimarco protagonisti.

Il destino sembra beffardo nel vedere vecchie conoscenze del nostro calcio, come Rabiot e Digne, essere decisivi contro l’Italia. Senza Mbappé, tenuto fuori da Deschamps, la Francia ha trovato un ulteriore slancio, dominando con un centrocampo solido composto da Koné, Guendouzi e Rabiot. Nkunku, Kolo Muani e Thuram hanno creato scompiglio offensivo, sovrastando Barella, Frattesi e Locatelli. Solo Tonali ha resistito fino alla fine, un baluardo tra i giganti.

LE FASI DIFFICILI…

La difficoltà dell’Italia nelle fasi iniziali delle partite si è trasformata in un pattern preoccupante. Già contro l’Albania, a Dortmund, Nedim Bajrami ci ha colti di sorpresa al 1’; stessa sorte contro Bradley Barcola a Parigi e ancora con Rabiot al 2’ minuto domenica scorsa. Tre episodi che non possono essere più considerati solo coincidenze: sembrano dimostrare un avvio troppo lento e incerto che la qualità complessiva della rosa non dovrebbe giustificare, né il livello degli avversari consentire.

PUNTI DEBOLI

Le palle inattive restano un punto debole ricorrente per l’Italia, che non riesce a difendersi con efficacia, sia adottando una marcatura a zona che uomo a uomo. Da calci piazzati, corner o punizioni dal limite, la sensazione è di staticità, quasi fosse una scena fissa di un presepe, con la squadra sempre un passo indietro o bersagliata dalla sfortuna.

E poi c’è la questione del centravanti, un tema ciclico che si ripresenta non appena sembra risolto. Mateo Retegui, attuale capocannoniere con 11 gol, garantisce lavoro sporco e fisicità, ma contro avversari come Ibrahima Konaté e William Saliba ha trovato pane per i suoi denti, risultando annullato. La sua sostituzione con Moise Kean, autore di una recente tripletta, ha portato solo un pallido lampo offensivo: un tiro al 94’, ben neutralizzato da Mike Maignan.

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