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Arbitri, Guida: “Io e Maresca abbiamo scelto di non arbitrare a Napoli. Voglio solo stare tranquillo”

UDINE, ITALY - JUNE 04:Referee Marco Guida during the Serie A match between Udinese Calcio and Juventus at Dacia Arena on June 04, 2023 in Udine, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Marco Guida parla senza filtri: “Napoli? Decisione personale, voglio serenità per me e la mia famiglia”

 

In un’intervista rilasciata ai microfoni di Radio CRC, l’arbitro internazionale Marco Guida ha rivelato la propria scelta – condivisa con il collega Fabio Maresca – di non arbitrare più a Napoli, nonostante le designazioni lo consentano.

“Io vivo in provincia di Napoli, ho tre figli piccoli e una moglie con un’attività. Abbiamo ricevuto proposte per arbitrare in città, ma abbiamo deciso di rifiutare: voglio solo stare tranquillo. Qui il calcio viene vissuto in modo molto più emotivo rispetto a Milano o ad altre città. Dopo un errore arbitrale, non era semplice nemmeno andare a fare la spesa”.

“Voglio proteggere i miei figli”: le motivazioni dietro la rinuncia
La scelta di Guida si basa su motivazioni familiari e personali:

“Devo accompagnare i miei figli a scuola ogni mattina. L’idea di non poter uscire per due giorni solo perché magari ho sbagliato un rigore non mi fa sentire sereno. Non è una questione di professione, ma di vita quotidiana.”

Violenza nel calcio giovanile: l’appello di Guida
Durante l’intervista, Guida ha commentato anche il drammatico episodio avvenuto in Sicilia, dove un giovane arbitro è stato aggredito durante una partita Under 17 tra Russo Sebastiano Calcio Riposto e Pedara.

“È stato un attacco vile e disgustoso. Il ragazzo si è trovato accerchiato, colpito da calci e pugni, una vera caccia all’uomo. Voglio mandare un abbraccio forte a Diego da parte di tutta la nostra associazione. Anche arbitri stranieri ci hanno scritto per esprimere solidarietà.”

“Responsabilità anche dei media”
Guida ha poi denunciato con forza il ruolo distorto che spesso viene dato alla figura arbitrale:

“I media ci dipingono come nemici da insultare. Non riesco a restare indifferente di fronte a partite giovanili dove i genitori gridano contro l’arbitro, un ragazzino coetaneo dei loro figli. Questo è profondamente diseducativo.”

E aggiunge:

“Questi ragazzi arbitrano per 30 euro a partita. Lo fanno per passione, per rispetto delle regole, non per soldi. E spesso si ritrovano insultati o, peggio, aggrediti fisicamente. Mettiamoci nei panni dei loro genitori.”