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CorSport – C’era una volta il Napoli prima e dopo Kvaratskhelia! E poi, un solo Conte…

NAPLES, ITALY - AUGUST 25: Khvicha Kvaratskhelia of SSC Napoli celebrates after scoring his side's second goal during the Serie match between Napoli and Bologna at Stadio Diego Armando Maradona on August 25, 2024 in Naples, Italy. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si è soffermata sull’addio di Khvicha Kvaratskhelia e su come è cambiato il Napoli dopo la sua cessione.

CorSport – C’era una volta il Napoli prima e dopo Kvaratskhelia! E poi, un solo Conte…

Kvara ha spaccato il Napoli e la sua stagione in due: prima e dopo. Prima dell’addio e dopo la sua cessione al Psg. Paris che ora se lo gode, che ne ha scoperto l’estro e il genio in Champions fino a spingere i quotidiani ad azzardare suggestivi titoli a effetto dopo l’andata dei quarti contro l’Aston Villa: dal «Colpo di genio» dell’Equipe in prima pagina al, «quindi non ci avevano mentito» de Le Parisien, e alla definizione, «artista», de Le Figaro. Kvara ha fatto vibrare le gambe da giocoliere e i pennelli di Kvaravaggio, dipingendo un gol da Kvaradona: tutto il meglio del repertorio a due passi dal Louvre. E a 1.600 chilometri da Napoli. La casa di Antonio Conte, un uomo solo al comando dopo il mercato di gennaio: la voragine della cessione di Kvaratskhelia, inevitabile per il clima che s’era creato dopo oltre un anno a parlare di rinnovo, l’offerta shock da 11 milioni a stagione del Psg e l’aria appesantita dal rischio dello svincolo attraverso l’articolo 17, non è stata colmata a dovere. Anzi non è stata colmata dopo una campagna estiva straordinaria, con investimenti superbi e scelte giustissime nonostante l’assenza della spinta Champions. E così Conte s’è trovato in cima alla classifica paradossalmente indebolito da una sessione che avrebbe dovuto quantomeno limitare i danni – perché un altro Kvara non è mica facile da trovare – e offrire qualche alternativa di livello da proporre a un attacco all’improvviso ai piedi Neres. Un vicolo cieco. Che puntualmente ha intrappolato il cammino.

Se non è una maledizione – brutta davvero come definizione – è almeno una nemesi: il giorno prima della chiusura del mercato, e con la prospettiva di prendere soltanto Okafor, il Napoli pareggia contro la Roma all’Olimpico dopo sette vittorie consecutive e perde Spinazzola per infortunio. Una settimana prima aveva già perso Olivera e la settimana dopo, contro l’Udinese, perderà anche Neres. In sedici giorni salta l’intera fascia sinistra. E il vuoto di Kvara diventa un pozzo senza fondo che costringe Conte a cambiare strategie e sistema.

L’addio di Kvaratskhelia e la fine del mercato, insomma, sono coincisi con la flessione e la frenata del Napoli. È soltanto cronaca, sono numeri messi in fila dalla Roma al Bologna: 12 punti in nove partite collezionati attraverso due vittorie, una sconfitta e sei pareggi (record nei cinque campionati top d’Europa condiviso con l’Everton). Conte non ha cominciato la costruzione della stagione con una rosa profonda come quella dell’Inter e strada facendo ha perso il talento più puro e decisivo del gruppo per un insieme di concause non più evitabili, dopo aver ritardato l’accordo per il rinnovo. Khvicha non aveva più testa, gambe e cuore leggeri per volare: era finita, punto. E così, beh, il lavoro di Conte e della squadra assume un valore ancora più grande nonostante tutto e a dispetto di ogni valutazione. La panchina potrebbe incidere con qualche chance in più? Possibile. Il logorio psicofisico che sembra la base dei cali improvvisi nel secondo tempo – Como, Milan e soprattutto Bologna – potrebbe essere tamponato? Possibile. Ipotesi. Mentre la realtà è una: Conte e il suo Napoli sono risorti dalle ceneri del disastro post scudetto e hanno messo insieme 65 punti con 19 vittorie, 8 pareggi e 4 sconfitte, riuscendo ad arrivare a sette giornate dalla fine a -3 dall’Inter, il kolossal del campionato. Tutto aperto nonostante Kvara, mercati gelidi d’inverno, imprevisti in serie e tiri mancini della sfortuna. C’era una volta il Napoli prima e dopo Kvaratskhelia. E poi, un solo Conte.

Carlo Gioia