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Coronavirus – Spadafora: “Prima insulti dai presidenti perché si giocasse, poi mi chiesero di chiudere tutto”

Spadafora ministro sport

CORONAVIRUS SPADAFORA LEGA – In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha ricostruito gli eventi che hanno preceduto lo stop del calcio in Italia: “Quella notte avevamo già considerato la possibilità di sospendere tutto, ma abbiamo preso la decisione di continuare a monitorare la situazione con l’aiuto del comitato tecnico-scientifico ora per ora. Quando abbiamo capito che quella sarebbe stata la strada più giusta abbiamo sperato che la Lega avesse un sussulto di dignità verso tutto il Paese, i tifosi, i calciatori”

Ma certe decisioni in emergenze del genere non spettano allo Stato?
“Certo. E infatti ci siamo assunti le nostre responsabilità. Registrando la grande incapacità del calcio a decidere. E vorrei dire che ora mi è tutto più chiaro”.

A che si riferisce?
“Al fatto che le norme non c’entrano niente. Che il Dpcm serviva per mettere a riparo Lega e Sky dal rischio dei risarcimenti. Una delle due ci avrebbe rimesso. Solo una questione di soldi. E non parliamo dei messaggi che ho ricevuto dai presidenti che prima mi insultavano per far giocare le partite, e poi hanno detto di chiudere tutto”.

 

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