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Serie A, D’Amore (Asl Napoli): “Le altre Asl si sono accorte adesso della normativa nazionale. Il Napoli non poteva partire per Torino”

ASL

Antonio D’Amore, direttore generale dalla Asl Napoli 2 Nord, è intervenuto ai microfoni di Radio Punto Nuovo, tornando su un caso che potrebbe avere un verdetto definitivo nelle prossime ore: la sentenza del caso Juve-Napoli e del comportamento che sta facendo giurisprudenza tra le Asl locali.

Serie A, D’Amore (Asl Napoli): “Le altre Asl si sono accorte adesso della normativa nazionale. Il Napoli non poteva partire per Torino”

“Non vorrei ripetermi, ma è dal primo giorno che diciamo di non aver fatto altro che attuare la legge. Non siamo burocrati, ma medici ed agiamo per la salvaguardia della salute e non determinare l’applicazione della legge è un’omissione. Caso Nazionali? Noto con piacere che oggi altre aziende agiscono come noi, si sono accorti adesso della legge. Zielinski fu trovato positivo e l’ASL Napoli 2 prese in carico il caso chiedendogli i contatti: così è partito il contact tracing anche con le altre ASL per imporre l’isolamento fiduciario per le persone a contatto con il giocatore. La mia professione non tiene conto dei protocolli sportivi, ciò che decidono le associazioni non può andare in deroga al protocollo nazionale: noi applichiamo la legge, poi sta alla società decidere di andare contro legge e se ne assume la responsabilità. Dopo il contact tracing abbiamo parlato con l’ASL Napoli 1 che ha messo in atto la norma, dunque la squadra ha seguito quanto detto: non poteva partire. Se fossero partiti, avrebbero pagato le conseguenze perché sarebbero partite le segnalazioni. La norma nazionale c’è già, poi c’è chi la applica e chi no. Non sappiamo se quando è uscito positivo Ibrahimovic il giocatore ha detto di non aver avuto contatti, non posso sapere quanto hanno riferito gli altri, ma noi abbiamo applicato la norma. La situazione sanitaria è preoccupante. Il presidente della società italiana dei rianimatori stamattina ha detto che sarebbe auspicabile un lockdown nazionale. È una pandemia, in tre mesi non potevamo costruire ospedali per 10.000 pazienti, non capisco chi dice che non eravamo preparati. C’è uno sforzo incredibile, ma avremmo bisogno di maggiore aiuto da parte delle persone”, conclude D’Amore.

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