“Il Pallone d’oro? Sinceramente non ci penso perché ovviamente tutto quello che accade è solo una conseguenza del lavoro che viene svolto – le parole del regista ex Napoli in conferenza stampa dal ritiro della Nazionale – la mia priorità sinceramente è vedere il gruppo che per me viene prima di tutto, gioire insieme a tanti compagni e tanti amici è più importante che gioire da soli. La vittoria collettiva è più importante”.
Italia, Jorginho: “Io Pallone d’oro? Non ci penso. De Bruyne difficile da fermare. Un futuro da allenatore mi piacerebbe, anche se…”
Lui è una gioia per gli occhi, quando lo vedi sorridere. Ancora di più quando lo vedi giocare. La squadra azzurra spesso viaggia al “ritmo di Jorginho”, è “il professore” per i suoi compagni. La sua grandezza è tangibile, perché nella natura stessa del suo talento c’è lo studio della semplicità. Il rapporto che ha con la ricerca del compagno libero è straordinario: Jorginho vede la linea di passaggio come un enigma e per risolverlo usa la strategia più lineare. Per questo piace a chiunque lo alleni. “I ragazzi sono consapevoli che in questo percorso non puoi sbagliare. L’errore sarebbe pensare di aver fatto qualcosa di grande. I ragazzi sanno che bisogna sempre lavorare, ancora di più. Per raggiungere grandi cose servono sacrifici: il cammino è quello giusto, serve stringere i denti, lo stiamo facendo. Ogni volta che vinci devi essere felice, lavori per quello. Io allenatore? Non lo so. Potrei farlo, ma quando inizi a fare l’allenatore non hai più vita privata… Vedremo. Il calciatore tipo? Sta all’allenatore capire le caratteristiche dei giocatori che ha di fronte. Se hai giocatori più fisici, non puoi chiedergli di giocare in un modo che non è la sua caratteristica. Deve essere il tecnico bravo a capire quel che vuole dai giocatori. Io contro de Bruyne? Mancini non mi ha chiesto consigli a riguardo, è lui l’allenatore. Da un lato non so se sia bello o no vederlo più volte… Fa la differenza, ha un’intelligenza calcistica di altissimo livello, sopra il normale. Cercare di fermarlo è dura, trova sempre spazi. Un modo è quello di limitarlo negli spazi tra le linee, dobbiamo limitare i suoi cross tra portiere e difensore. Quando mette quei palloni forti tra difensore e portiere è pericoloso. Non gli va dato tempo di girarsi, lì è davvero pericoloso. L’inno di Mameli? In quel momento mi vengono tanti pensieri, tanti ricordi, del percorso che ho fatto. Ogni volta che lo canto, mi viene naturale farlo. Mi vengono queste immagini del mio percorso, lo sento tanto: rappresentare l’Italia è qualcosa di grande e lo sento dentro”.
Se vuoi sapere di più sul Napoli, tieniti sempre aggiornato con www.gonfialarete.com