Un percorso da non interrompere, la volontà di proseguire e l’attaccamento alla maglia e ad una terra, sempre meno straniera. Così, Dries Ciro Mertens, con un nome d’adozione, di tradizione partenopea, parla in una intervista per Il Corriere dello Sport.
Mertens e il Napoli, il sogno (ancora) azzurro e la volontà di restare. Un’arma per convincere ADL…
“Segnare tanto, così De Laurentiis sarà costretto a tenermi. Più gol faccio e più lui capirà che varrà la pena farmi firmare. E poi ho l’asso nella manica: invece di andare in giro a buttare soldi, per compare un attaccante nuovo, gli concedo la possibilità di tesserare mio figlio. Ha un centravanti giovane, con una carriera lunga davanti a sé. Ed io non devo mollare né la casa, né tantomeno Napoli”. Con queste parole, il numero 14 del Napoli esprime tutta la sua volontà di restare nel club partenopeo, contando sui suoi gol, sul suo appuntamento con la porta.
“Io sono un uomo felice e lo è la mia famiglia. Ma dobbiamo essere realisti…”
“Io sto qua. Ho un contratto con opzione a favore del club. Aspetto e poi si vedrà. So che esistono due strade, una è quella dell’addio. E so anche che nel momento in cui sarà inevitabile salutarsi, a casa Mertens piangeranno tutti, io, Kat, anche il bambino, mi creda”. Ancora: “Io qui sono un uomo felice e lo è la mia famiglia. Ma bisogna essere realisti e pratici: il Napoli potrebbe non avere più bisogno di me, e spero non accada subito, però nel caso in cui questo si dovesse verificare, io tenderò la mano, sarò grato per avermi dato la possibilità di appartenere a questo mondo e di avermelo fatto apprezzare. Non dimenticherò un solo istante”.
Dries racconta l’esultanza per la prima rete
Il riferimento ai “dollari”: “Non mi interessano. Mi basta Napoli”. Qual è il suo gol più bello? “Devo mettere al sicuro il mio record e quindi se De Laurentiis vuole e me lo consente, mi piacerebbe arrivare a 250. Però posso dire che la prima rete, quella a Firenze, il duetto con il Pipita, ha un posto particolare. Giocavo poco, in quei momenti, o io o Insigne, e dopo aver segnato andai ad abbracciare Colombo, il nostro terzo portiere, che tempestavo di tiri in allenamento. Lui mi teneva su: aspetta e vedrai. Ebbe ragione lui”.
Emiliana Gervetti
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