L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si è soffermata a lungo su Stanislav Lobotka, centrocampista del Napoli, e sul nuovo impiego avuto con Rudi Garcia.
Gazzetta- Lobotka utilizzato male da Garcia? Lo slovacco ha toccato più palloni rispetto allo scorso anno, ma ci sono alcune differenze
Il dibattito è aperto da settimane. Lobotka è utilizzato “male” da Rudi Garcia, rispetto allo splendido regista visto con Luciano Spalletti? Le prime due vittorie avevano fatto passare il tema in secondo piano, ma la pesante – ben oltre il risultato – sconfitta con la Lazio ha riaperto le discussioni sull’attuale assetto del
Napoli. Giusto dunque approfondire i dati, anche se il primo a sgombrare il campo da ogni possibile polemica è proprio il giocatore che dal ritiro della sua nazionale ha sottolineato: «Oggi giochiamo in modo leggermente diverso rispetto a quanto facevamo un anno fa con Spalletti. Ma ogni allenatore ha il suo stile. Devi solo abituarti».
Dunque massima disponibilità a calarsi nella nuova situazione tecnico-tattica. Alla base c’è una diversa filosofia di gioco: al francese piace cercare immediatamente la verticalità, con l’attuale c.t. della Nazionale c’era più la ricerca del fraseggio negli spazi per poi arrivare al gol. Non esistono modi giusti e modi sbagliati, casomai sistemi efficaci o meno adeguati rispetto alle caratteristiche del giocatore.
E allora andiamo a vedere il confronto statistico dei dati che intanto smentiscono una convinzione di questa estate, cioè che Lobotka giochi meno palloni con Garcia. In effetti, valutando le medie a partita per rendere il paragone corretto con il passato campionato, si scopre che il regista oggi gioca 79,5 palIoni di media contro i 76,14 di un anno fa. E ne tocca di più sia nella propria metà campo, sia in quella avversaria. Allora cosa sta cambiando? Cosa fa apparire Lobo meno al centro del gioco?
Intanto lo slovacco gioca maggiormente sul centro sinistra, ma il problema ovviamente non sta solo nel numero di tocchi, ma nella qualità delle giocate stesse. E nella velocità della palla, che è un dato più complicato da registrare, ma è quello che fa capire anche il ritmo che una squadra riesce a mantenere, e quello che ancora non si vede in questo Napoli. E non può essere un problema soltanto di Lobotka ma dell’intera squadra che deve trovare nuovi equilibri, possibilmente senza resettare le ottime conoscenze e capacità di gioco maturate con Spalletti nell’anno dello scudetto.
Garcia ci tiene a sottolineare: «Una squadra che si affida a un solo uomo, qualunque sia il suo ruolo, è una squadra debole. Perché se l’avversario fermerà quel giocatore non avrà altre soluzioni. E io voglio che la mia formazione abbia sempre un piano B e anche C. Proprio perché cambiare pelle può risultare decisivo per vincere più partite». Il discorso del francese ha una sua logica ma ovviamente al di là della plazza, deve convincere su questo metodo di lavoro i suoi ragazzi, che alla fine della partita con la Lazio sono apparsi assai giù mentalmente oltre che fisicamente. E la forza di questo Napoli è stata anche l’autostima e la continuità di prestazioni, da cui sono scaturiti poi i risultati. La disponibilità ai cambiamenti dimostrata proprio dallo slovacco, uno dei leader indiscussi in campo, è un ottimo punto di ripartenza. Ora però parte un ciclo di partite, fra campionato e Champions, in cui ci sarà poco tempo per allenarsi e si passerà da una gara all’altra. Per questo conterà più l’aspetto mentale. Un Lobotka che diventa anche il braccio in campo di Garcia, dopo esserlo stato di Spalletti, probabilmente è il miglior modo per il nuovo tecnico di far passare più in fretta i suoi concetti di gioco, le traiettorie diverse per far arrivare velocemente alla porta avversaria. Per farlo non c’è bisogno di cancellare un passato che il bravo Rudi conosce benissimo, al di là di qualche eccesso comunicativo.”
Carlo Gioia
Se vuoi sapere di più sul Napoli, tieniti aggiornato con www.gonfialarete.com/