L’edizione odierna de “La Repubblica” si è soffermata sulla situazione del Napoli, reduce dal pareggio contro il Genoa.
Repubblica- Al Napoli manca quasi tutto: De Laurentiis arrabbiato dopo il pareggio, bisogna capire cosa non va
Agli smemorati dello scudetto, dopo 4 gare manca poco o quasi tutto. Il Napoli ha solo un punto in meno: 7 invece di 8. Due vittorie (2-5 a Verona, 4-0 con il Monza in casa) e due pari veniali con Fiorentina e Lecce lo scorso anno. Ma un attacco di perentoria bellezza metteva già in allarme le grandi. Era il predestinato. Oggi le amnesie cancellano i suoi codici, non è più lo stesso, per Rudi Garcia è come schiacciare i tasti a vuoto, spegne e riaccende ma non cambia nulla. Agli smemorati non manca solo il gioco, ma l’atmosfera dello scudetto, quel comune sentire che coinvolge nel sogno.
Il Napoli era irresistibile anche senza Osimhen (24 gol in 10 partite) e Kvaratskhelia, dall’inizio già dominava la scena, Simeone e Raspadori si erano già divisi 10 gol, 5 a testa, si ricorda quel tondo 6-1 sull’Ajax in Olanda. Al Napoli manca l’atmosfera, dicono le voci di dentro. Aurelio De Laurentiis può rifare il Napoli. Com’era, e dov’era. Lo descrivono sabato sera furibondo. Si sente vittima di Garcia e della squadra: li martella di consigli, giudici, ordini. Teme forse che non lo ascoltino. Può essere vero. Ma per una comunità spenta e rassegnata per oltre un’ora con il Genoa può essere vero anche il contrario. Che non basti al Napoli obbedire. Che sia preferibile capire che cosa non va, ascoltare piuttosto che essere ascoltato, mediare invece che reprimere. Qualcosa bisogna fare. Non basta neanche pensare che tutto dipenda dal cambio di allenatore, perché forse sarebbe andata così anche se fosse rimasto Spalletti.
Si scopre infatti che era pessimo il rapporto tra un presidente totalizzante ed il problematico filosofo di Certaldo, uno che per riappropriarsi dello scudetto se l’era marchiato a fuoco sulla pelle, fissando in un tatuaggio la verità di una conquista.Tocca ad Aurelio De Laurentiis portare il Napoli fuori dalle secche. Non vi è finito solo per colpa sua, ma è suo diritto, dovere ed interesse riuscirvi con urgenza.
1) Non concedere alibi a Garcia. Niente consigli su formazione e moduli. Se non conosce il passato ma solo il suo calcio come disse il ruvido Rudi prima di Napoli-Lazio, restituisca la squadra ad una condivisa logica di gioco, a Genova si pestavano Zielinski e Raspadori. Difesa schierata male. Due gol subiti su calci piazzati. Kvara sostituito da Zerbin (!) in fase di rimonta.
2) Va ripristinato un codice interno. Anguissa e Osimhen impegnati in nazionale domenica sono tornati giovedì. 3) I ruoli distinti. Manca una gerarchia intermedia. Chiavelli èun eccellente amministratore, conta molto, può definirsi “l’altra metà della mela”, in quale direzione spinge? Sostiene l’ira di De Laurentiis o la mitiga?
4) Manca un direttore sportivo con i pieni poteri. Se ne contano tre. Rispettabili. Ma forse troppi. Giuntoli onnipresente assorbiva gli sfoghi di Spalletti e della squadra, uno così ci vuole sempre. 5) A Spalletti furono dati giocatori pronti. Kim e Kvara fenomeni subito. Natan non si è ancora visto, sembra guarito da un infortunio dei primi di agosto in Brasile. Quando era già del Napoli? 6) Raffaele Landolfi è un illustre clinico del Gemelli. Ma rischia di sembrare un alieno rispetto ai bravi medici di routine. Riunirli in una identità di settore può essere solo un vantaggio.
7) Stop alle trattative per i contratti. De Laurentiis ha anche momenti di grande generosità, appena sfugge alla sua consueta avarizia. Meglio una figura nuova per i primi contatti. Può intervenire lui da presidente e padre per dare un euro in più solo prima della firma, un presidente non deve mai apparire l’arcigna controparte.
Osimhen vivrà come un incubo una trattativa in 12 puntate, peraltro irrisolta. Lui e altri certe ansie magari le trascinano per il campo.”
Carlo Gioia
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