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Napoli, parla l’ex Zuniga: “Felicissimo in azzurro, Mazzarri ha saputo tirare fuori le mie qualità”

Juan Camilo Zuniga, ex calciatore del Napoli, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di AS, dove ha parlato del suo passato nella squadra partenopea, di qualche approccio con la Juventus e del “fattaccio” che lo vede protagonista con il brasiliano Neymar nel 2014

Napoli, parla l’ex Zuniga: “Felicissimo in azzurro, Mazzarri ha saputo tirare fuori le mie qualità”

Di seguito le dichiarazioni di Juan Camilo Zuniga ai microfoni di AS: “La cultura a Napoli è molto simile alla nostra. Molto latina, c’è molta passione. Non si poteva uscire perché la gente era così euforica quando ti incontrava da renderlo molto difficile. Entravi nello stadio e vedevi quella stessa gente felice, saltavo uno e mi applaudivano, questo mi emozionava. Fuori dal campo ho conosciuto molti amici e le persone sono state molto buone con me. Mazzarri è l’allenatore che ha saputo tirare fuori tutto il mio potenziale, un bravissimo allenatore, una brava persona. Ha una somiglianza con Pékerman”.

Sulla Juventus: “Ho avuto una carriera che si è fermata con l’infortunio. Stavo dando il massimo, ero al Napoli quando è successo: ero nel mio miglior momento da terzino e giocavo a sinistra mentre in Nazionale giocavo a destra. Barcellona e Juventus? Tutta quella storia era vera. Ho avuto contatti con il Barcellona, un precontratto con la Juve, finché alla fine il Napoli ha detto che dovevo restare e ho fatto tanti assist a Cavani e Higuain”. Sull’episodio con Neymar (il brasiliano non poté giocare la semifinale del Mondiale, persa dai verdeoro per 1-7 contro la Germania, per un infortunio causatogli proprio dall’ex Napoli, uno scontro di gioco che gli causò la frattura di una vertebra, ndr): “Se ho avuto modo di parlare con Neymar? No, come potrei. Non ho nessun risentimento, ma noto che è ancora ferito perché ogni volta dice che il giocatore peggiore è Camilo. Se avessi avuto intenzione di fargli del male, gli avrei fatto del male. Ho provato a interrompere l’azione perché la palla rimbalzava. Ho pensato che se l’avessi fermato eravamo ai quarti, giocavo per il mio Paese, ma non c’è mai stata questa intenzione di fargli del male. Pensavo alla palla”.

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