Aurelio De Laurentiis ha smontato il giocattolo all’insegna del familismo, credendo di poter fare tutto da solo. Lo scrive Il Fatto quotidiano.
Il Foglio – De Laurentiis, “smontato il giocattolo all’insegna del familismo”
Come sperperare un tesoro di amore e credibilità (ma non soldi, anzi) in appena sette mesi. Cacciato l’improbabile franco-andaluso Rudi Garcia, sbucato dalle nebbie di un passato troppo remoto del campionato italiano, Aurelio De Laurentiis insiste sull’usato insicuro e sceglie Walter Mazzarri, che a Napoli c’è già stato due lustri fa (con buonissimi risultati) ma è reduce da una lunga parabola non proprio vincente: nel maggio del 2022 fu esonerato a Cagliari dopo aver perso sette partite su otto.
In realtà il ritorno al buio di Walter il Chiagnazzaro (definito così per la sua inclinazione al lamento perenne) assomiglia a una vera e propria ridotta della Valtellina di Adl, il presidente che si è autoproclamato imperatore dopo il terzo scudetto degli azzurri. Era appunto il 4 aprile scorso quando il Napoli conquistò il tricolore in terra friulana. E oggi non resta più nulla dell’imprenditore illuminato che vent’anni fa, nel 2004, prese la società dal fallimento per riportarla in alto, in campionato ed Europa. Grazie alla sua residenza nella Capitale, De Laurentiis era anche felicemente immune dagli effetti nefasti di una certa napoletanità (o napoletaneria per citare Dudù La Capria, buonanima).
Il tricolore è come se gli avesse dato alla testa e così anziché inaugurare un radioso ciclo di vittorie, ha spalancato ai tifosi azzurri i cancelli di un inferno surreale e impensabile fino alla primavera scorsa. Dallo scudetto in poi Adl ha dilatato in modo smisurato il suo innato egocentrismo e si è fatto solingo imperatore, presumendo di essere il Re Mida del trionfo. Via allora Luciano Spalletti, lo sciamano in panca che a Castel Volturno (il centro sportivo del Napoli) dormiva per scelta su una brandina. E via Cristiano Giuntoli, oggi alla Juve, il manager che aveva preso, tra gli altri, la coppia d’oro formata dal nigeriano Osimhen e dal georgiano Kvaratskhelia.
De Laurentiis ha smontato il giocattolo all’insegna del familismo, tra figli e genero in società, e credendo di poter fare tutto da solo: gli acquisti al ribasso, i rinnovi attesi ma mai avvenuti e altro ancora. La sciagurata decisione di ingaggiare Garcia a giugno fu figlia di tutto questo e anche dei tanti no presi in faccia dallo stesso Adl: Antonio Conte, Luis Enrique, Vincenzo Italiano e persino Thiago Motta che ha preferito rimanere a Bologna. E quando poi il francese ha cominciato a fallire (settembre e ottobre), Adl si è cimentato in un grottesco ruolo di sostegno a Garcia, presenziando agli allenamenti ed entrando a suo piacimento negli spogliatoi. Ora la ridotta di Mazzarri traghettatore, dopo un altro rifiuto, quello di Igor Tudor. L’ultima allucinazione del presidente che si credeva Re Mida.
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