Non si salva nessuno. Dopo sei mesi di campionato, il Bari, dalla società alla squadra, passando da direttore sportivo e allenatore, è sempre più nel mirino di una tifoseria che ha alzato il tiro. Quando quelli della curva Nord lasciano il proprio settore per assembrarsi davanti agli ingressi 1 e 8 non è mai un buon segnale.
Bari, il club in caduta libera e il nodo comproprietà per De Laurentiis: non si salva nessuno
Momenti di tensione fuori dallo Stadio San Nicola al termine della partita casalinga persa 2-0 dal Bari di Pasquale Marino contro la Reggiana. La frustrazione dei tifosi per la quinta sconfitta stagionale del club pugliese, autore di una prestazione incolore contro gli emiliani e ora sempre più lontano dalla zona play off nella classifica della Serie B, è difatti sfociata in una pensante contestazione nei confronti della società e della proprietà. In cima ai pensieri dei contestatori c’è la società, accusata di non avere rispettato come avrebbe dovuto una tifoseria che lo scorso campionato aveva confermato ancora una volta il suo potenziale da serie A.
Dopo aver espresso il proprio disappunto nei minuti finali del match con la scomparsa degli striscioni in Curva e il lancio di cori contro i propri calciatori (“Vergognatevi”), un gruppo di circa 200 supporter biancorossi ha proseguito la contestazione contro la squadra all’esterno dello stadio con l’accensione di fumogeni, cori contro la famiglia De Laurentiis, proprietaria del club, (“De Laurentiis vattene”, “La Bari siamo noi” e “Qui non è Napoli”) e un lancio di petardi. I gruppi di tifosi si sono spostati davanti le uscite da cui solitamente escono le macchine dei dirigenti e dei calciatori con questi ultimi, compreso il presidente Luigi De Laurentiis, costretti a barricarsi all’interno dello stadio San Nicola.
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