La Lega ha deciso di non votare contro il piano economico-finanziario di Gravina, approvato con la sola astensione della Serie B. Casini: “Molte proposte venivano da noi, voto di coerenza”. Ma la battaglia continua su quello che è il vero interesse dei club
Lega Serie A, Casini non vota contro Gravina, ma vuole più autonomia decisionale
All’ordine del giorno, infatti, c’era l’approvazione del piano strategico della Federcalcio per la messa in sicurezza del mondo del pallone. Le componenti si sono ritrovate oggi alle 11 a Via Allegri per votare il nuovo pacchetto di norme economico finanziarie.
Dunque i tre indicatori che rendevano più severi gli obblighi finanziari dei club (indice di liquidità, indicatore di indebitamento e del costo del lavoro allargato) dovrebbero restare ammissivi per la Serie B e C, mentre per la A la strada è quella di un allineamento verso la disciplina Uefa. A questo la Figc, da piano strategico, vuole aggiungere comunque un’architettura di maggiori controlli durante l’anno per garantire una gestione sostenibile dei club con sanzioni previste nell’arco della stagione in caso di violazioni.
Questa differenziazione di norme tra Serie A e B ha fatto sì che la cadetteria inviasse alla Federcalcio una nota per ricevere chiarimenti in merito, nonostante dalla Figc sottolineano come non ci sia alcuna disparità di trattamento essendoci storicamente una differenziazione di norme tra le due leghe. Ad agitare la vigilia poi anche una situazione dentro l’Aia non così tranquilla come i vertici arbitrali la dipingono. Quello che da tempo i fischietti italiani chiedono al presidente Gravina non e’ il commissariamento dell’Aia, ma la richiesta di tutela perché avvertono un costante stato di sfiducia nei loro confronti, non trovando difesa dai propri dirigenti nell’associazione spaccata da una campagna elettorale iniziata con un anno di anticipo.
L’autonomia prima di tutto, dunque. Questo il vero, grande obiettivo della Serie A che alla fine ha deciso di fare un passo indietro sul voto sul piano strategico, dando il proprio sì in Consiglio federale, ma ribadendo determinate condizioni sul proprio futuro.
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