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Juve Stabia, Pagliuca: “La mia squadra come il Leicester, ora…”

Juve Stabia

“Adottato da Castellammare di Stabia”. Osannato dalla tifoseria della Juve Stabia che lunedì sera, pareggiando a Benevento, ha riportato in serie B dopo quattro stagioni. L’intervista è stata riportata dalla Gazzetta dello sport

Juve Stabia, Pagliuca: “La mia squadra come il Leicester, ora…”

La passione del presidente Andrea Langella, l’ottima costruzione del giovane ds Matteo Lovisa, sì, ma nell’impresa della Juve Stabia che ha messo sotto le favorite Benevento e Avellino, e messo in riga Crotone, Catania, Picerno, Taranto, il merito principale è di Guido Pagliuca, l’allenatore nato a Cecina e cresciuto a pane e pallone. “Vivo di calcio. Mi piace studiare, aggiornarmi, portare sul campo idee nuove”.

Di Cecina, 48 anni, ha ottenuto due promozioni in Lega Pro con Borgo a Buggiano e Lucchese. È alla prima stagione in Campania
Ha ottenuto due promozioni dalla D alla C, a Borgo a Buggiano e Lucca. Marco Baroni, oggi a Verona, toscano come lei, la volle vice a Cremona nel 2019.

“Un’esperienza bella. Baroni è un allenatore forte. Un uomo di qualità vera. Mi ha insegnato tanto. E ancora ci sentiamo”.

Poi lei ha ripreso da solo, facendo risultati. E ora l’impresa con la Juve Stabia.

“A Siena e di nuovo a Lucca siamo arrivati ai playoff. Nelle squadre devi trovare valori veri, ambizioni, chi si allena forte”.

È nata così questa promozione benedetta anche dal presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis?

“Ambizione e fame sono fondamentali. I meriti di questo trionfo sono di un gruppo eccezionale. Dei ragazzi innamorati del calcio che arrivavano al campo due ore prima dell’allenamento. Siamo andati tutti insieme a fare la pizza copiando il Leicester di Ranieri. Il calcio è un gioco responsabile, organizzato. Prima di tutto, devi divertirti e far divertire, poi devi avere l’ambizione di migliorare formando un gruppo unito e devi essere responsabile nei confronti di club, direttore e tifosi che da noi sono meravigliosi”.

La festa dello Juve Stabia. Instagram
Il suo principio?

“Difesa a quattro. Ma contano i valori morali e tecnici”.

La squadra è stata costruita da un ds, Matteo Lovisa, di 28 anni che veniva dal fallimento del club di famiglia, il Pordenone. Si è rimesso in gioco al sud.

“Bravissimo. C’è un ottimo rapporto tra noi, condividiamo le scelte. A gennaio ha migliorato ancora la squadra”.

Vi ha portato Adorante dalla Triestina: 12 gol in 16 partite. All’Inter e al Parma non era esploso. In B può far bene?

“Adorante è forte. Ma tanti nostri ragazzi (di proprietà, tranne il portiere Thiam che è della Spal) possono fare bene”.

Lei si sente pronto?

“Questa promozione ce la siamo guadagnata. Con la fame possiamo farcela”.

Con Mirante in porta?

“Questa la sento ora. Ma deve chiederlo alla società”.

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Ma è vero che è tanto focoso? Dieci giornate di squalifica, uno scappellotto al suo Erradi, troppe proteste con gli arbitri…

“Urlo, grido, poi li abbraccio. Sono me stesso: genuino e leale. A volte sono troppo vicino alla partita, Devo trovare la giusta distanza tra il trasporto e l’incitamento alla squadra. Questo un po’ ha frenato la mia crescita. Ma, prometto: migliorerò”.

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