“Non è una conferenza stampa pre-partita, non le facciamo più, limitiamo a sotto le 100 le conferenze nel corso dell’anno. Le conferenze pre-partita sono le uniche in cui non abbiamo obblighi. Questa è una conferenza stampa di medio termine, mancano 5 partite e Calzona aveva voglia di parlare con i giornalisti e la società è solo contenta di questo”.
Napoli, Calzona: “Contro la Roma voglio orgoglio. Non ci sto a finire la stagione con questo atteggiamento…”
“Obiettivo completare il campionato al meglio, lo dobbiamo alla città”. L’allenatore torna a parlare in conferenza stampa prima di una partita di campionato. L’ultima volta a metà febbraio quando in panchina c’era Mazzarri. Oggi tocca a Francesco Ciccio Calzona incontrare la stampa a due giorni dalla sfida del Maradona contro la Roma, fischio d’inizio alle 18.
“Prendiamo tanti gol, ma siamo diventati una squadra pericolosa. A Empoli non è stato così e mi ha preoccupato. L’ho fatto presente alla squadra. C’era scoramento a inizio settimana. Siamo partiti sottotono, ma era prevedibile. Siamo cresciuti pian piano. Oggi ho visto che è tornato l’entusiasmo giusto. Ci dobbiamo prendere le responsabilità. Sono qui proprio per questo. Spero e mi auguro che venga fuori l’orgoglio contro una squadra che ha un’ottima condizione e sta facendo benissimo. La Roma ha vinto a Udine, mi aspetto una prestazione di carattere. Voglio vedere la prestazione”.
“Il Napoli ha dei problemi. Lo ha detto anche De Laurentiis che nella costruzione della squadra qualcosa non è andata per il verso giusto. Chi è arrivato non ha inciso tantissimo. Non è tutta colpa loro perché sono arrivati in una stagione molto particolare. Mi aspettavo di trovare meno problemi, ma dopo due tre giorni qua mi sono reso conto che i problemi erano più seri di quello che avevo previsto”
“I calciatori devono sentire la responsabilità della situazione. La società mi è stata vicina finora. Il presidente si interessa tutti i giorni di come vanno le situazioni, con me è molto carino, educato e rispettoso. Mi chiede molte cose, ma è la normalità per il capo di un’azienda sapere come vanno le cosa e sapere quali sono le strategie che vengono portati avanti. Se c’è un dipendente che non fa un risultato al suo lavoro crea problemi alla squadra. Chiunque, dentro e fuori dal campo”.
“Il mio lavoro viene messo in discussione ed è normale che sia così. Si tratta del mio lavoro, ci sta che si parli di altri allenatori. Ci sta che si parli di nuovi giocatori. Bisogna saperci convivere, non deve disturbare. Quando inizia questo lavoro bisogna mettere in preventivo questo tipo di situazioni”.
“Non vedo la voglia di fare una rincorsa in più, l’ho fatto presente ai ragazzi. Non è un alibi. Questa è stata un’annata travagliata ma non vuol dire che dobbiamo finire il campionato con questo andazzo. Io non ci sto assolutamente a finire questa annata con questo andazzo”.
“Ci sta di sbagliare un passaggio, che gli avversari riconquistino palla, ma il primo pensiero deve essere mettersi sotto palla il più velocemente possibile. Per mentalità chiedo sempre di difendere in avanti. Non voglio che si faccia densità nella nostra metà campo, ma a settanta, ottanta metri dalla nostra porta. Non capisco perché non percepiamo il pericolo”.
“A parte i punti, la Roma segna tantissimo. Hanno fisicità, segnano tanto dalle palle ferme. Ci sono tante cose di cui preoccuparsi. Verticalizzano molto centralmente e dobbiamo evitare di farci passare questa benedetta palla dentro perché può dientare fatale. A Udine hanno vinto in diciassette minuti. Hanno obiettivi importanti, sono andati avanti anche in Europa. Ma ora dobbiamo ritrovarci noi e uscire da questa situazione che non piace a nessuno, nemmeno ai giocatori”.
“Fare il paragone con il Napoli dell’anno scorso è sbagliato. Bisogna farlo con quello attuale. Mi baso sui numeri, ce ne sono negativi come la fase difensiva, ma anche positivi. Ci manca la voglia di non prender gol. Non si tratta di un aspetto specifico, come le palle alte, ma di squadra. I tifosi? Dobbiamo scatenare la loro voglia di sostenerci. Abbiamo lo stadio pieno, andiamo in trasferta con quattro, cinquemila persone che ci seguono. Fare prestazioni come a Empoli mi disturba tantissimo. Il ritiro non è punitivo, ma è produttivo. Rappresenta un modo di stare insieme perché a Empoli ci sono stati segnali preoccupanti”.
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