“Abbiamo scelto Fonseca perché volevamo un gioco dominante e offensivo: con tutto il rispetto per Pioli, dopo questi anni serviva qualcosa di nuovo. Paulo è l’uomo giusto, siamo molto fiduciosi”. Con queste parole lo svedese ha annunciato il nuovo allenatore del Milan. Alla prima conferenza stampa da dirigente, Zlatan ha parlato anche del progetto per la stagione 2024/25 e del suo ruolo nel club: “Sono operating partner di RedBird, voglio vincere e vincerò”
Milan, Ibrahimovic “spoilera” i rossoneri che verranno: “Fonseca tecnico ambizioso, Maignan e Theo…”
“Dopo sei mesi ho già i capelli grigi… Tutto è nato da un incontro a Milanello, su invito di Giorgio Furlani. Poi ho parlato con Gerry Cardinale, che mi ha proposto il ruolo di operating partner in RedBird. Io gli ho detto che per entrare al Milan da dirigente avevo bisogno di un progetto vincente. Io non accetto perdere, chi mi conosce lo sa. Parlando con Gerry ho capito che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda”.
Su Cardinale
“Abbiamo parlato tanto prima di iniziare quest’avventura. Parliamo la stessa lingua, lui è un vincente, col Milan è una questione personale, ha grande ambizione. Vuole un progetto vincente per il presente, ma anche per il lungo termine”.
Sui suoi compiti in società
“Capisco che tanti sono curiosi, io lavoro vicino a Cardinale, collaboro con Moncada e Furlani. Sono coinvolto in quasi tutto, da Milanello a Casa Milan fino al Vismara. Però non è un ‘one man show’, qua ognuno ha le sue responsabilità”.
Sui prossimi step di crescita
“Rinforzare la squadra, falla diventare ancora più forte e competitiva. Gli obiettivi del Milan sono i trofei, in Italia e in Europa. È la nostra storia. Siamo tornati al top negli ultimi anni, dobbiamo continuare così: giocare per i titoli ogni anno. Il Milan non gioca, il Milan fa la storia. Questo ci differenzia dagli altri. Chi non ha quest’ambizione non avrà spazio nel Milan. Serve questa mentalità. Non siamo soddisfatti della scorsa stagione, siamo d’accordo con i tifosi”.
Ancora sul futuro
“Abbiamo un gruppo dirigenziale giovane e con tanta fame, io sono molto ottimista sul futuro. Abbiamo fiducia, tutto è sotto controllo e stiamo seguendo una strategia precisa. Tutti lavorano per il Milan, nessuno ha obiettivi personali. Tutto ciò che facciamo lo facciamo per il bene della squadra. Non sono solo parole, il lavoro è quotidiano”.
Sulla nuova guida tecnica
“Voglio ringraziare innanzitutto Stefano Pioli, lo ho avuto prima come giocatore, poi come dirigente. Ciò che ha fatto rimane nella storia. Il nuovo allenatore sarà Paulo Fonseca. Abbiamo studiato bene il suo profilo, abbiamo messo in fila le nostre esigenze e abbiamo scelto lui. Lo abbiamo fatto sulla base dei giocatori che abbiamo e su ciò che chiediamo alla squadra: un calcio offensivo e dominante. Serviva qualcosa di nuovo dopo cinque anni. Lui è l’uomo giusto, siamo molto fiduciosi e ci crediamo tanto”.
Su Zirkzee
“Un anno fa è stato fatto un grande mercato per mettere le basi della squadra. Questo sarà più un mercato di dettagli, per migliorare i singoli ruoli. Uno di questi è il numero 9. C’è Jovic, ma c’è spazio per un altro. Zirkzee è forte, non è un segreto, ha fatto una grande stagione. Le voci su di lui sono realtà. Non voglio paragonarlo con me però, lui è Zirkzee, io sono Ibra”.
Sulla seconda stella
“L’obiettivo è vincere. Vogliamo una squadra che sia competitiva per vincere trofei. Nella vita e nel calcio non esistono garanzie, ma ciò che stiamo facendo è mirato al raggiungimento di determinati obiettivi. Facciamo tutto con intelligenza, con l’obiettivo di vincere in Italia, in Europa e nel lungo termine”.
Su Lopetegui
“Sui giornali c’era un allenatore diverso tutti i giorni… C’erano nomi sul tavolo, nomi di cui abbiamo discusso per capire quale fosse meglio per la squadra. Tra lui e Fonseca abbiamo optato per Fonseca”.
Ancora su Fonseca
“Ci parliamo tutti i giorni, condividiamo idee e strategie. Lui ha i suoi desideri, abbiamo anche un progetto di Under 23 in cui lui sarà molto importante, perché è uno che sa dare chance e responsabilità ai giovani. Servirà una squadra competitiva per metterlo nelle migliori condizioni possibili”.
Su come li ha convinti e sul no a Conte
“Abbiamo studiato molto l’identità e l’approccio al gioco di Fonseca. Quando ci abbiamo parlato faccia a faccia ci ha convinto la sua ambizione e la sua voglia di vincere. Al Milan c’è un allenatore, non un manager. Conte, con tutto il rispetto per un grande allenatore come lui, non era quello che cercavamo”.
Sullo scudetto dell’Inter
“Non soffro mai, io mi carico. Il Milan non guarda le altre squadre, guarda solo se stesso. Soffrire per la vittoria altrui è da perdenti, a me dà solo carica e forza in più”.
Sulla questione stadio
“Cardinale vuole portare qualcosa di nuovo. Il progetto è geniale, i tifosi meritano uno stadio da ‘wow’, gli americani se ne intendono di spettacolo. Sulle questioni tecniche può rispondere Furlani”.
Su eventuali cessioni
“Maignan, Leao e Theo restano, sono tra i più forti nel loro ruolo. Non abbiamo bisogno di vendere per comprare. Grazie al lavoro di RedBird possiamo prendere giocatori forti e migliorare, dopo aver posto le basi l’anno scorso. Il mercato si fa tutti i giorni, abbiamo ogni giorno i report degli scout, abbiamo mille telefonate che arrivano ogni giorno di chi ci vuole proporre giocatori e gente che chiama voi giornalisti per spingere i suoi giocatori in una squadra o nell’altra. Analizziamo ogni profilo con l’obiettivo di prendere quello perfetto per il Milan”.
Sui contatti con i procuratori
“Quelli li lascio a Furlani e Moncada, che hanno più pazienza di me… Io arrivo dalla scuola Raiola e Galliani, un po’ old school”.
Sugli italiani in squadra
“Non abbiamo scelto Conte perché Fonseca era il match migliore per la squadra che abbiamo a disposizione. Abbiamo giocatori italiani e internazionali, abbiamo un progetto Under 23. Gli italiani in squadra li abbiamo, purtroppo nessuno in Nazionale. Gabbia secondo me l’avrebbe meritato”.
Sulla Champions League
“Quando sei al Milan puoi vincere tutto, non c’è un’idea di rivincita da dirigente verso quello che non ho vinto da calciatore. Io voglio fare la differenza, ricominciando da zero. Non c’entra nulla il mio passato da calciatore. Devo fare la scalata. È ovvio che voglio vincere la Champions, stiamo lavorando per vincere tutti i trofei”.
Su eventuali investitori nel club
“Non ho mai parlato con investitori stranieri, per ora non ce ne sono all’orizzonte. Nel caso Gerry me lo chiedesse lo farei. Sicuramente io non ho paura delle sfide, così come RedBird”.
Sulla strategia per tornare a vincere
“Abbiamo messo in piedi una strategia e un piano. I piccoli dettagli fanno la differenza: è più facile andare indietro che avanti. Siamo come una Formula Uno: se giri veloce c’è il rischio che vai fuori pista. Invece devi essere controllato e sempre rimanere là. Non è facile stare al top sempre. Dobbiamo essere smart e fare le cose con intelligenza”.
Ancora sulla ricerca dell’attaccante
“Non facciamo beneficenza. C’è una lista di attaccanti che studiamo e cerchiamo. Un club come il Milan non punta uno solo: ci sono opzioni e poi si deve capire cosa è meglio per il club, per la squadra, per Fonseca. Poi voglio vederlo faccia a faccia l’attaccante: a San Siro ci sono 80 mila tifosi che ti fischiano oppure no. Ci sono tanti fattori che entrano in gioco”.
Sugli americani nel calcio italiano
“Sono due mondi diversi, ma con l’esperienza capiscono come approcciarsi a questa piazza. In società c’è un giusto mix tra americani e persone che sono più esperte di calcio italiano”.
Sui suoi post social e sul 4-3-3
“O li prendi seriamente o no… Io mi diverto, mando messaggi più o meno diretti. Dovete fare gli investigatori, quando faccio io questo gioco arriva a 100 milioni di persone”.
Sui giovani in squadra
“Fonseca ha grande esperienza con i giovani. Avendo perso Giroud e Kjaer l’età media è scesa molto, è importante avere un allenatore così. I giovani in prima squadra però devono essere pronti, quella della gioventù non può essere una squadra, il ruolo di Fonseca sarà fondamentale”.
Sulla distanza dalle big europee
“L’anno scorso non siamo stati al top, ma due anni fa eravamo in semifinale di Champions League. Sono momenti, sicuramente serve stabilità per lottare al top con le altre big d’Europa”.
Su cosa dire ai tifosi
“Posso dirgli che il futuro è luminoso. Finché ci sono io farò di tutto per vincere”.
Su Camarda
“È più talentuoso di quanto non fossi io alla sua età. È il futuro del Milan, ma non ha la responsabilità tutta sulle sue spalle. Anzi, noi dobbiamo proteggerlo, farlo crescere e farlo diventare ciò che può diventare. Serve fare un passo alla volta per farlo arrivare dove può. È la dimostrazione che dobbiamo rinforzare ancora di più l’accademia, oggi non ci sono abbastanza giocatori che arrivano in prima squadra. Per me ce ne sono troppo pochi per quelle che sono le nostre possibilità. Per questo creiamo l’Under 23, il gap tra Primavera e prima squadra è troppo ampio. Serve preparare i giovani al gioco degli adulti”.
Se vuoi sapere di più sul Napoli, tieniti aggiornato con https://www.gonfialarete.com