L’edizione odierna de “La Repubblica” ha fatto il punto sulla possibile rivoluzione che Antonio Conte attuerà nel Napoli.
Repubblica- Pronta la rivoluzione tattica di Conte, ma le liti di Osimhen bloccano i piani del Napoli
Un filo azzurro porta dalla Nazionale direttamente al Napoli. Spalletti a Dortmund ha rincorso nella memoria la sua squadra scudetto. Era evidentemente turbato dal secondo tempo. Non trovava alla fine le parole per spiegare la sua delusione. Jorginho opaco dove splendeva la razionalità di Lobotka. Scamacca pronto a suggerire e mai a concludere nel ruolo di Osimhen, il gigante nigeriano che al primo schiocco di frusta volava a rete. Pellegrini a sinistra con volontà e tecnica ma molto distante da Kvara, fromboliere ispirato nella stagione da 12 gol e 13 assist in 33 partite. Oggi Spalletti non sembra premiato dal caparbio possesso palla, ritmi lenti, retropassaggi e scambi in orizzontale. Sono limitati pressing e movimento. Per i difensori avversari più facile marcare chi da fermo aspetta la palla, senza smarcarsi. La Nazionale poco si ispira all’Inter, che dà 4 titolari su 11. Bastoni, Dimarco, Barella e Frattesi. Ha anche migliorato i dati dello scudetto 2024 rispetto ai precedenti del Napoli. Punti 94 contro 90, gol fatti 89-77, gol presi 28-22.
La modernità indica nuove tendenze: abbandona il possesso palla (caro a Sarri che ne fece un mirabile dogma) per creare spazi fulminei alle spalle dei difensori rivali. È in perfetta linea Conte con il 3-4-3 previsto. Sarà nella scia di Inter e Atalanta. Il gioco si evolve e dall’immobilismo fuggì anche Pep Guardiola, sono passati dieci anni dal 4-3-3 di Barcellona. Il momento del calcio in Italia come in Europa offre ad Antonio Conte una opportunità. Rompere a Napoli con il passato. Una metamorfosi radicale negli stili di vita, gestione, gioco. L’ammirazione per Sarri e poi per Spalletti ha lasciato in sei anni complessivi di rigore e severa preparazione solo grandi elogi ma appena uno scudetto. Si apre un ciclo diverso al ventesimo anno di presidenza De Laurentiis: una squadra attrattiva nel pragmatismo. Non è tutto facile. I primi test non tardano. Il caro Di Lorenzo non trova soluzioni finora. Solo un rinvio alla fine degli Europei. Conte si è spinto molto per bloccare il passaggio del capitano alla Juve. Chissà che nel caos di fine mercato non prevalga con una congrua offerta l’interesse economico, più problematica la cessione di Osimhen. Per uno di quei paradossi del calcio c’è un perfetto contrasto tra realtà e aspettative. La società non può che cederlo. Tre motivi. La volontà del giocatore che punta alla Premier, le gelosie interne che non tollerano tra compagni un ingaggio di 10 milioni netti, la volatilità delle offerte. Non resta che attendere. La strategia del rinvio ha favorito solo il giocatore ed il suo agente fino al concitato rinnovo di dicembre, la clausola dei 130 milioni sbatte con gli Europei. Può far salire le quotazioni di altri bomber, mentre dalla Nigeria Victor manda solo strane notizie di liti e polemiche nella sua Nazionale. Autolesionismo che complica i piani di tutti. Sarà forse opportuno che il Napoli e l’agente Calenda vadano in Africa a chiarirgli le idee.
Carlo Gioia
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