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Caso ultras, cosa rischiano Inter e Milan? Anche alcuni tesserati intercettati. Lo scenario

Tifosi del Milan durante Milan-Real Betis allo Stadio San Siro il 25 ottobre 2018. (MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)

Nelle ore immediatamente successive al blitz della procura di Milano e agli arresti dei 19 esponenti di Curva Nord e Sud il procuratore della Figc Giuseppe Chiné ha richiesto gli atti per verificare la condotta dei club e dei tesserati. Tutto ruota intorno agli articoli 4, 27 e 25 del codice di giustizia sportiva che normano lealtà, correttezza e probità.

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Estorsione e vendita di biglietti, pizzo sui parcheggi intorno al Meazza, cartelli comuni delle due frange ultrà per spartirsi i proventi sulle vendita di bibite e gadget dalle 568 pagine delle due ordinanze emerge che Inter e Milan siano la parte lesa nell’inchiesta che ha portato a 19 arresti (16 in carcere e 3 ai domiciliari) dei membri di spicco di Curva Nord e Curva Sud.

La Procura di Milano (come vi abbiamo spiegato in questo articolo) ha comunque avviato un “procedimento di prevenzione” nei confronti di Inter e Milan che – nella giornata di ieri, hanno manifestato alla magistratura la disponibilità a collaborare – dal punto di vista puramente teorico rischiano di finire in amministrazione giudiziaria, se non dovessero dimostrare di non avere alcun legame che configuri forme di sudditanza e assoggettamento nei confronti delle tifoserie organizzate.

Si tratta dello scenario più drastico che potrebbe configurarsi a livello amministrativo. A livello di giustizia sportiva, invece, cosa rischiano i due club e i tesserati che – dalle intercettazioni – sono stati pizzicati intrattenere rapporti o incontri con gli ultrà arrestati? Dalle prime intercettazioni rilanciate in queste ore sono emersi alla ribalta i nomi del tecnico interista Simone Inzaghi, del capitano milanista Davide Calabria e dell’ex difensore nerazzurro (ora al PSG) Milan Skriniar.

I RISCHI PER I TESSERATI – In caso di violazione le sanzioni vanno dalla multa alla squalifica di una o più giornate (in caso di “particolare gravità” la sospensione non è mai inferiore ai 4 turni) mentre per i dirigenti il rischio è quello di incappare in un’inibizione temporanea.

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