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Repubblica- Napoli, contro il Como decisivi i cambi nel finale! Conte aveva sofferto troppo per non dare un urlo dei suoi…

L’edizione odierna de “La Repubblica” ha analizzato il match di ieri tra Napoli e Como, soffermandosi sul tecnico degli azzurri Antonio Conte.

Repubblica- Napoli, contro il Como decisivi i cambi nel finale! Conte aveva sofferto troppo per non dare un urlo dei suoi…

Un venerdì come questo mancava forse ad Antonio Conte. Vede dissolversi l’euforia del primo gol segnato dopo una trentina di secondi. Deve sopportare un tempo di malinconica apatia del Napoli. Il suo ex allievo del Chelsea, Cesc Fabregas, vecchia gloria spagnola, rispolvera temi che fecero epoca con il Barcellona. Un ossessivo possesso palla rende inerme il Napoli fino a imporgli il pari. Immaginate Conte nell’intervallo, la sua scossa per restituire grinta e ritmo che erano proprio mancati, ma riesce nel finale anche a intestarsi la quinta vittoria, sesto risultato utile consecutivo dopo il tonfo iniziale di Verona. Decide la doppia mossa dell’orgoglioso allenatore tornato capolista del campionato italiano. Ritira lo stanco Politano sulla destra per Mazzocchi, difensore che meglio copre quella corsia. Se questa sostituzione dà solidità su un fianco, l’altra è una inattesa importante variante tattica. Il brasiliano Neres che si è fatto ammirare in alcuni squarci quest’anno come esterno classico a destra è trasferito a sinistra, nella inconsueta posizione di punta avanzata al posto d Kvaratskhelia, sbiadita controfigura di se stesso. Neres non aspetta altro che andare in profondità per allungare in rete l’assist di Lukaku. Non il primo, ma il secondo perché il diamante di Anversa aveva servito McTominay per il gol lampo. Non solo, aveva anche segnato il rigore del secondo vantaggio sul Como. Venerdì di forti chiaroscuri ma che consente a Conte di non intervenire dopo la gara per spiegare i ritardi di forma di Lukaku. Questa forse la migliore prova del belga nella sua sospirata avventura napoletana.

Vittoria non facile, comunque. Il Como lascia il ricordo di un’ora intensa, con l’elegante dominio del gioco, la disinvoltura di una squadra formata e la matura interpretazione di giocatori senza complessi nel misurarsi con la capolista, ormai puntuale come i treni di una volta per regolare i conti con qualsiasi formazione avversaria. Anche il Como che nasconde nel primo tempo, pur essendo in svantaggio, la chiave del gioco. Fabregas ha chiesto all’ispirato Cutrone la mobilità di una prima punta al servizio della manovra, tracciata alle sue spalle da tre centrocampisti di pregio. Il riscoperto italo brasiliano Strefezza, emerso già in Spal e Lecce. Il gambiano Fadera. E, il più brillante del terzetto, il biondino ventenne argentino nato in Spagna, Nicola Paz. Giovane signore del centrocampo per oltre mezza partita senza alcuna riverenza verso Lobotka, spesso in contatto nella stessa zona. Interessante capire il lungo appannamento al centro del traffico: il Napoli, prima di riprendere quota in uno de suoi superlativi finali, accusa un disguido. Un falso contatto, proprio dove non te lo aspetti. Lo scozzese McTominay, forse condizionato dal suo precoce gol, gioca troppo in avanti, addirittura oltre Lukaku, finendo per disperdersi in una zona buia dell’attacco. Inevitabile che il Como prevalga all’inizio con una marcata superiorità numerica a centrocampo. McTominay avanzato e non collegato e Politano costretto ad arretrare in una difesa che si allunga a cinque nella linea orizzontale. Osservando, si nota un’area non coperta dal Napoli e purtroppo ceduta al Como, con l’esperto Sergi Roberto. Ottimo suggeritore. Proprio lui si fa sorprendere dall’intraprendenza di Olivera. Un errore che è costato il rigore e la nuova svolta, con il Napoli che dal secondo vantaggio in poi recupera il comando della gara. In attesa che Conte salti sul podio per chiudere da maestro la partita con la giusta esclusione di Kvara e l’inedita apparizione di Neres, affermando una regola non scritta. I cambi banali non pagano quasi mai, sono efficaci quando diventano varianti tattiche. Come questa. Aveva sofferto troppo Conte per non dare un urlo, uno dei suoi.

Carlo Gioia

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