Firenze come Bologna, e non solo per la vicinanza geografica. L’asterisco in classifica non ha portato fortuna all’Inter di Simone Inzaghi che, dopo settimane passate a inseguire una posizione virtuale più che reale, si ritrova esattamente nella stessa situazione del post-derby: a tre punti di distanza dal Napoli di Antonio Conte.
Inter, allarme dopo Firenze: battuta d’arresto o primi segnali di crisi?
La causa di questo stop è evidente e porta alla pesante sconfitta per 3-0 subita contro la Fiorentina, un episodio inedito nel ciclo nerazzurro dell’allenatore piacentino. Mai, infatti, durante la sua gestione, l’Inter aveva perso con un divario così netto. L’ultima volta risale al maggio 2019 (Napoli-Inter 4-1, con Spalletti in panchina), mentre per trovare un ko così pesante di Inzaghi in campionato bisogna tornare al 2021, ancora contro il Napoli (5-2).
Nonostante il crollo al Franchi, il gruppo nerazzurro ha le carte in regola per archiviare questa trasferta come un episodio isolato. La capacità di trasformare una serata opaca in un’opportunità di crescita dipende ora dal tecnico, chiamato a rispondere immediatamente, già nel ritorno contro la Fiorentina a San Siro.
Crisi passeggera o campanello d’allarme?
La domanda è questa: serata storta o primi segnali di cedimento fisico e mentale? Il campo darà le risposte, ma alcuni giocatori sono già sotto osservazione. A partire da Calhanoglu, appena rientrato e già protagonista in negativo con due palloni persi costati caro contro Kean a Firenze e Reijnders nel derby. Poi Dimarco, apparso spento, Frattesi e Barella, con quest’ultimo in fase di calo fisiologico. E infine Thuram, decisivo per il gioco di Inzaghi ma assente ingiustificato contro la Fiorentina.
Ora l’Inter è di fronte a un bivio: ritrovare subito certezze o lasciare spazio ai primi dubbi. Le prossime sfide contro Juventus e Napoli saranno il vero banco di prova.
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