Alcuni lo ricordano come calciatore talentuoso ma discontinuo, altri invece lo individuano come allenatore del futuro. Roberto De Zerbi – questo è certo – ha sempre avuto addosso un mirino molto invadente in tutta la sua carriera, perché in tanti si aspettavano sempre qualcosa in più da lui, come da tutti gli elementi di talento. Ex giocatore del Napoli, affronta domani gli azzurri come guida tecnica del Sassuolo. E i risultati ottenuti finora sono piuttosto incoraggianti, nonostante ci siano voluti anni per affermarsi a livello tecnico-tattico, proponendo un calcio offensivo ed europeo nella patria del catenaccio e contropiede.
De Zerbi, talento al potere: è l’allenatore del futuro
Nato nel 1979, De Zerbi si afferma sin da giovanissimo come calciatore dotato di una grandiosa visione di gioco e di ottima qualità, andando a giocare come seconda punta o dietro i due attaccanti. In carriera, però, raccoglie anche meno di quanto meritato, a causa soprattutto di molte “pause” nel corso del tempo. Dopo aver iniziato nelle giovanili del Milan, indossa (tra le altre) le maglie di Monza, Padova, Como, Avellino, Foggia e Catania prima di approdare al Napoli, nel 2006, come una delle chicche di mercato della stagione, al pari di Bucchi. Come la punta centrale, però, De Zerbi non riuscirà a mantenere totalmente le promesse e in 3 stagioni azzurre (più un’estate con 2 presenze) mette insieme 42 presenze condite da 4 gol. Dopo un’esperienza all’estero con la maglia del Cluj (con cui gioca anche la Champions League) e l’ultima stagione a Trento, De Zerbi si ritira per iniziare il suo percorso da allenatore.
Un percorso, il suo, composto da idee di bel gioco, offensive, ispirate ai club e agli allenatori che più di tutti hanno fatto del possesso palla un vanto. Dopo una prima, fugace e purtroppo fallimentare esperienza con il Darfo Boario (con retrocessione dalla D all’Eccellenza), De Zerbi torna nel club in cui aveva disputato la miglior stagione della sua carriera (29 presenze e 10 reti al suo secondo anno), ovvero il Foggia. Qui, con le sue idee e la sua capacità di costruire gioco, sfiorerà una storica promozione in Serie B con il club pugliese, perdendo una finale playoff contro il Pisa dell’uomo che – in qualche maniera – sembra rappresentare la sua nemesi, ovvero Gennaro Gattuso. In seguito, dopo un esonero dettato da alcune tensioni con la società, si ritroverà ad affrontare – forse troppo presto e senza le giuste garanzie tecniche – la prima esperienza da tecnico in Serie A: subentra infatti sulla panchina del Palermo ma pochi mesi dopo (con un negativo record storico di sconfitte interne in massima divisione, 7) viene esonerato.
Il destino, però, gli affida successivamente una nuova panchina da subentrante in massima serie. Con il Benevento non riesce ad evitare una retrocessione già scritta ma nella scorsa stagione fa intravedere anche nel calcio più importante tutte le sue qualità. De Zerbi firmerà alcuni risultati storici, come la prima vittoria in Serie A del Benevento, andando anche a prendersi una doppia rivincita su Gattuso, nel frattempo divenuto tecnico del Milan, pareggiando 2-2 all’andata con l’incredibile gol del portiere Brignoli e addirittura espugnando San Siro per 0-1 al ritorno. Inevitabile, dunque, la permanenza in Serie A. Da quest’anno De Zerbi allena il Sassuolo con discreti risultati: i neroverdi hanno stupito per il calcio propositivo e per la voglia di mettersi in mostra, proponendosi come uno dei progetti più solidi e futuribili della categoria. E lo stesso De Zerbi è ancora pronto a stupire, nel presente e nel futuro. Per poi magari incrociare di nuovo la strada del Napoli, stavolta senza esserne avversario.