QUAGLIARELLA STALKERAGGIO – Bella, a tratti commovente, l’intervista rilasciata da Fabio Quagliarella al ‘Corriere dello Sport’, esattamente come l’epilogo della sua carriera. Capocannoniere della Serie A a 36 anni, ritorno con gol in Nazionale e l’emozione di un esordiente. Senza dimenticare il lieto fine della brutta vicenda dello stalkeraggio che ha visto sfortunato protagonista l’attaccante napoletano: “Una bastonata. E poi viene fuori la storia dello stalker che millanta, proprio a casa mia e mentre sto indossando la maglia dei sogni realizzati. Quindi, riepilogando, Fabio Quagliarella decide di tradire il Napoli per andare alla Juve, come se volesse calpestare un amore e barattarlo con i soldi. La verità è stata ristabilita, ma soltanto io ho conosciuto la sofferenza atroce, allargata a chi mi vuole davvero bene. Mi è rimasta una cicatrice, ogni tanto idealmente la guardo. E’ un taglio, lo vedo anche se non si vede, resta e soltanto chi vive certe cose può immaginare. Ho imparato a proteggermi di più, chiuso in un fortino perché quella cicatrice è un tormento. Se prima non mi fidavo, adesso di meno. Una cosa mi dà sollievo anche se non mi risarcisce. Per fortuna la mia gente ha capito che non volessi lucrare sulla pelle del club che amo di più. Me lo faccio bastare. Avevo deciso di parlare soltanto alle Iene, ci sono tornato ora con te. Ma non ne voglio più riaprire quel libro in pubblico. Gestirò nel mio intimo”
Ora puoi tornare a Napoli più sereno
“Ogni mese e mezzo. Mamma e papà vengono a trovarmi, il mio carattere è un mix: sono una via di mezzo tra l’introverso Vittorio e la più espansiva Susanna. Quando mi hanno richiamato in Nazionale ho pensato che papà si sarebbe chiuso in un silenzio infinito. Pelle d’oca. Invece, mi ha inviato un sms semplice (“Che soddisfazioni ci dai..”), per me aveva il significato di un trattato. Noi siamo di poche parole. E chiedo scusa a mio nipote. Ho due fratelli, una sorella e otto nipoti. Vittorio ha compiuto 18 anni il giorno di Italia-Liechtenstein, il 28 marzo a Parma. Una processione di parenti in un locale a Castellammare. A un certo punto, in pieno tormentone “ma Fabio quando segna?”, ci concedono un rigore, poi sarebbe arrivato il secondo. Il deejay smette di suonare, i camerieri smettono di servire, lo chef smette di cucinare. Un oceano di persone davanti al televisore, quando trasformo il locale diventa una curva da stadio. Vittorio mi odierà a vita…”.
Napoli-Arsenal?
“Sono scaramantico, altra domanda”
Il gol più bello?
“Potrei dirti una rovesciata. Oppure un pallonetto da centrocampo. Ma il colpo di tacco al Napoli ha un valore enorme, lo sai perché? Porterò dentro gli sguardi increduli della mia gente. Dieci, venti, secondi dopo: correndo da loro, quegli occhi allibiti mi accompagneranno sempre”.