Il copione è sempre pressoché lo stesso: lui in Croazia, e i napoletani ad aspettarlo. E’ accaduto dapprima quest’estate, quando il suo nome era già di fatto da considerare annoverabile tra le fila del nuovo Napoli, ma Rog non c’era ancora, perché prima su di lui pesava la responsabilità della qualificazione alla fase ai gironi di Champions della sua Dinamo Zagabria, già orfana di Pjaca accasatosi nel frattempo alla Juventus. Poi la firma, il primo giorno a Castelvolturno e nemmeno il tempo di capire dove fosse finito, che subito via, in Croazia, per preparare la sfida alla Georgia, con la nazionale Under-21. Al ritorno, a settembre, il Napoli vola, e di vedere in campo Rog non è che ci sia poi più tutta questa fretta. Poi, un lunedì ai primi di ottobre, proprio quando tutto sembrava andare magnificamente, i tifosi azzurri si risvegliano frastornati dopo una prima, grande, brutta battuta d’arresto. Si fa largo un’ipotesi: urge puntare su nuove forze fresche a centrocampo. Ed ecco che ci risiamo. Dov’è finito Marko Rog? In Croazia, che domande. Stavolta con la nazionale maggiore, con cui oggi, in Kosovo, potrebbe anche giocare da titolare nel secondo match di qualificazione a Russia 2018.
Il rumore ed il caos che ci sono attorno al suo nome però, sembra proprio che Marko non lo avverta: le orecchie, al talentino classe ’95, non fischiano mai. Così come, nell’estate in cui il Napoli gli avrebbe poi cambiato la vita, la carriera ed il conto in banca, era riuscito ad isolarsi dalle ingombranti voci di mercato senza che ne risentisse il suo rendimento nei preliminari di Champions, giocati invece ad altissimo livello, anche oggi Marko Rog resta impassibile a tutto il clamore che nella sua nuova città sta suscitando il suo mancato impiego. Ne ci fa leva, per manifestare primi abbozzati cenni di malcontento, ne lo preoccupano l’aspettativa e la pressione che tutta questa spinta mediatica ed ambientale sta portando avanti nel suo nome. Rog è tranquillo e soprattutto consapevole, come ha dichiarato pubblicamente, che il suo momento arriverà e che il suo ritardo con la lingua e con l’apprendimento degli schemi di Sarri rappresentino in questo momento una motivazione comprensibile ed accettabile per spiegare lo zero che capeggia attualmente alla casella dei suoi minuti giocati in azzurro.
La serenità di Rog però, aumento vertiginoso dello stipendio a parte, è dettata anche da altri due aspetti: una promessa fattagli da Sarri, e due termini di paragone che lo fanno sentire meno solo.
In questi giorni in Croazia, il centrocampista del Napoli avrebbe raccontato ad alcuni vecchi amici di non essere nervoso e di attendere semplicemente la sua chance, che arriverà presto: Sarri, infatti, gli avrebbe confidato personalmente che dopo la sosta, nella prossima trance di partite ogni tre giorni, toccherà sicuramente anche a lui. Rog, inoltre, è rassicurato anche dal fatto che due sue connazionali approdati quest’estate in Italia e molto considerati in Croazia, come Mario Pasalic e lo stesso Marko Pjaca, stanno avendo la stessa difficoltà ad imporsi, soprattutto nel caso del milanista.
Tutto nella norma, dunque. Almeno per ora. In attesa, ma con serenità, di quell’occasione in cui iniziare a dimostrare finalmente il suo reale valore, tra chi forse esagerando lo reputa un fenomeno già fatto e lasciato troppo ingiustamente in disparte, e chi addirittura lo ha già etichettato come un giocatore di interessante prospettiva, pagato però oltre misura rispetto al valore attuale. Poco, di certo, Rog non è stato pagato: 14 milioni circa tra prestito ed obbligo di riscatto che ne fanno il secondo centrocampista più costoso della storia di una grande fucina di talenti come la Dinamo Zagabria: per intenderci, più di quanto la Dinamo incassò per Brozovic e Kovacic e meno soltanto rispetto alla somma con cui nel 2008 il Tottenham sborsò 21 milioni proprio quel Luka Modric di cui oggi Marko prenderà (momentaneamente) il posto.
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Andrea Falco