NAPOLI ANCELOTTI SARRI – “Reina, Hysaj, Albiol, Koulibaly, Mario Rui (Ghoulam si fece male nel novembre 2017), Allan, Jorginho, Hamsik, Callejon, Mertens e Insigne“. Sembrava poterla recitare come uno scioglilingua. Era la formazione tipo di Sarri. La squadra con cui l’attuale allenatore della Juventus sfiorò la vittoria dello scudetto nella stagione 2017-2018 e con cui registrò il record dei 91 punti. Per sfortuna dei tifosi azzurri, il Napoli è stato l’unica squadra nella storia della Serie A a non aver vinto il campionato nonostante avesse sforato il muro dei 91 punti.
Un anno e mezzo dopo, di quella magnifica formazione non è rimasto praticamente nulla. Oltre a Sarri, sono andati via Reina, Albiol, Jorginho e Hamsik. Gli altri, tra infortuni e scelte di Ancelotti, fanno fatica a tornare a quei livelli. “Il Napoli di Sarri funzionava a meraviglia. Io cercherò di toccare il meno possibile, aumentando però l’attitudine a vincere della squadra”. Queste furono le parole scelte da Ancelotti nel luglio 2018. Dichiarazioni a cui non sono seguiti i fatti, visto che il tecnico di Reggiolo ha in pratica stravolto quel Napoli, rendendolo meno competitivo nonostante gli investimenti e gli arrivi di calciatori del calibro di Meret, Manolas, Fabian Ruiz, Di Lorenzo, Lozano e Llorente nelle due stagioni disputate finora sulla panchina azzurra. Nemmenio il modulo è più lo stesso. Accantonato il 4-3-3, negli ultimi mesi i partenopei si sono cimentati in un improbabile 4-4-2.
Domani a Udine, nella trasferta più complicata dal punto di vista emotivo, degli ultimi 10 anni, saranno pochi i superstiti del Napoli di Sarri. Tra calciatori fermi ai box e giocatori ormai finiti ai margini del progetto di Ancelotti, hanno concrete chance di scendere in campo dall’inizio domani alla Dacia Arena soltanto Koulibaly, Mario Rui e Insigne. Calciatori come Zielinski, nonostante abbiano dato un contributo concreto alla causa di Sarri, non erano titolari. Gli altri sì. E adesso sono stati messi ai margini.