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Napoli

L’OCCHIO DI FALCO – Lobotka e Ramirez; Demme e Maroni: le chiavi del successo del Napoli

Demme Lobotka

L’OCCHIO DI FALCO NAPOLI DEMME – ‘L’occhio di Falco‘ è la rubrica a firma di Andrea Falco che a cadenza settimanale si pone l’intento di spiegare, attraverso semplici numeri e differenti chiavi di lettura che tendono a sfuggire ai più, gli elementi tecnico-tattici centrali nelle ultime uscite degli azzurri.

RANIERI LA SCARTA E LA INCARTA: PER IL NAPOLI VITTORIA DEL CARATTERE E DELLA ROSA LUNGA

Ranieri avrebbe potuto incartarla, Gattuso l’aveva previsto in conferenza stampa. In realtà però, l’allenatore blucerchiato ha bucato clamorosamente l’approccio tattico iniziale. Per non rinunciare al suo tradizionale 442, l’ex tecnico del Leicester non è riuscito a contestare lo sviluppo di gioco del Napoli che nel primo quarto d’ora (possesso palla dominato dagli azzurri, 7 minuti effettivi contro i soli 2 blucerchiati) sfrutta la superiorità numerica a centrocampo lasciando passare tutto, serenamente, per i piedi di Lobotka. I due gol in apertura sono quasi fisiologici: se una Samp in grande emergenza in difesa non riesce ad arginare l’uscita dal basso del Napoli portandoselo sistematicamente nella trequarti, dopo non può pretendere di opporsi.

Poi, Ranieri ha posto rimedio al suo errore, facendo ciò che in realtà avrebbe fatto chiunque. 4-3-1-2, un uomo in più a metà campo per pareggiare la superiorità numerica centrale del Napoli, e il trequartista Ramirez, sguinzagliato a schermare Lobotka, che da quel momento è quasi uscito dalla partita. Chiaro, la rimonta Samp è stata agevolata dall’imprevisto Quagliarella: una palla del genere la calcia così soltanto lui, e se lo stabiese ha potuto farlo è stato anche a causa della scivolata di Hysaj, ennesimo difensore azzurro a scivolare sul più bello in questa stagione. Un episodio simile ovviamente carica una squadra e smonta l’altra, ma le improvvise difficoltà nella costruzione di gioco, che era invece riuscita facile all’inizio, si sono poi palesate sempre più anche e soprattutto nella ripresa, quando il Napoli si è ritrovato più di una volta a non saper cosa fare: ricordate come Manolas e Meret si scambiassero pericolosamente la palla all’interno della propria area di rigore salvo spazzarla quando il rischio diveniva eccessivamente palpabile?

La nuova svolta tra il 61′ e il 68′: Gattuso inserisce Demme per Lobotka, Ranieri è costretto a rinunciare a Ramirez e mette dentro l’evanescente Maroni. E’ vero, il 2-2 arriverà al 72′, quindi dopo questi cambi, ma nel frattempo la partita stava girando nuovamente. L’argentino di proprietà del Boca, come ammesso dallo stesso Ranieri, non ha le conoscenze tattiche di un trequartista europeo, acquisite invece attraverso tanti anni di esperienza dall’uruguaiano ex Bologna, e più di una volta si è perso la marcatura di Demme. Che poi abbia segnato proprio il tedesco c’entra poco, più che altro il Napoli era tornato a sviluppare gioco con facilità.

Alcuni semplici dati dimostrano ciò che diciamo: in mezz’ora Demme ha giocato 31 palloni, contro i 45 giocati da Lobotka nel doppio del tempo. La proporzione premia decisamente l’ex Lipsia. Inoltre, la mappa termica dello slovacco dimostra come Lobotka sia stato costretto a spostarsi rispetto alla zona centrale per ricevere e giocare la palla, mentre il tedesco, è riuscito ad avere indisturbata padronanza del proprio settore di competenza.

Tatticamente, possiamo asserire che la partita l’abbia fatta e disfatta principalmente la Sampdoria. Quella del Napoli, stavolta, è stata la vittoria della ritrovata voglia di combattere, non banale rimettersi a caccia dopo il 2-2, e della profondità della rosa, con i cambi azzurri che hanno fatto la differenza e quelli blucerchiati (ci mettiamo anche l’uscita forzata di Quagliarella) che hanno vanificato la momentanea rimonta.

di Andrea Falco

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